sabato 30 marzo 2019

ALLENARE IN SITUAZIONE

La situazione: se si pensa al gioco del calcio si capisce che gli “attori” in campo sono 22 e le situazioni che si possono verificare sono innumerevoli. Per definizione la situazione è l’insieme degli aspetti e degli elementi che danno sostanza ad un fatto.

Lettura della Situazione: ad ogni situazione il giovane calciatore è chiamato a dare risposta con adeguati comportamenti. Solo una corretta lettura della situazione gli consentirà di rispondere con opportune scelte motorie.

Comportamento: è la modalità con la quale il giovane calciatore si relaziona all’ambiente in cui si trova e alle persone con cui è a contatto. Pertanto la situazione configura la condizione ambientale mentre il comportamento è la risposta motoria individuale della situazione. Il comportamento è un movimento che ha come obiettivo l’intervento attivo su una situazione per cercare di modificarla.

Da questi cardini inizia il percorso didattico, andremo ad analizzare le situazioni comuni del gioco del calcio, sia in fase di possesso che di non possesso palla. Cercheremo di capire quali sono i comportamenti dei giocatori che più si avvicinano alla soluzione ideale di quello specifico contesto situazionale. Il Talent Scout, così come l’allenatore competente, dovrebbero necessariamente conoscere i comportamenti più consoni a risolvere situazioni di gioco e porsi in modo tale da poter osservare e capire il motivo per il quale, alle volte, il giovane calciatore fa scelte diverse, inaspettate e creative dando quel tocco di magia e imprevedibilità che fa innamorare le platee…

LO SMARCAMENTO

Smarcamento: è la capacità di sottrarsi al controllo dell’avversario per agire con una certa libertà d’azione ma è anche la capacità di sapersi proporre al compagno che ha la palla, per partecipare alla fase di possesso e alla progressione della stessa verso la porta avversaria.
Perchè uno smarcamento possa considerarsi ottimale è necessario conoscere alcuni aspetti basilari: quando, come e dove.
-Quando: un calciatore si smarca quando il compagno che ha il controllo della palla è in grado di vederlo. Per velocizzare l’azione e creare maggiori difficoltà al difensore avversario ènecessario che colui che si smarca cominci a muoversi mentre la palla viene trasmessa da un compagno ad un altro, oppure nel tempo che passa tra il controllo della palla e il passaggio.
-Come: un giocatore si smarca con corse diagonali che consentono di vedere la palla e il compagno che ti passa la stessa, contemporaneamente la porta avversaria e di conseguenza il marcatore diretto.
È fondamentale vedere il compagno che ha la palla per due motivi :
Per i tempi dello smarcamento
Per intuire dove si potrà ricevere la palla, incontro o in profondità, a seconda della posizione dell’avversario (vicino o lontano) dalla stessa
-Dove: prendendo in riferimento la distanza dell’avversario ci si smarca dove il compagno può passarci la palla, valutando le caratteristiche tecniche dello stesso(calcio lungo-calcio corto). Considerando che nel calcio si creano gli spazi muovedosi e facendo muovere gli avversari, diventa di fondamentale importanza il concetto di spazio e di tempo.

MOVIMENTO AD ANCORA

Sono quei movimenti in cui l'attacca va incontro alla palla, riceve, scarica e con un movimento a mezzaluna attacca la profondita'.

CORSA DI DEVIAZIONE

E' un movimento che prevede lo spostamento(ad aprire) di uno o di entrambi gli attaccanti. Questo movimento si effettua per cercare di aprire le difese avversarie e per favorire gli inserimenti da dietro degli esterni e dei centrocampisti centrali.

MOVIMENTO FUORILINEA

Sono movimenti che vengono effettuati dagli attaccanti senza palla per creare situazioni di uno contro uno o raggiungere l’obiettivo di allargare gli spazi di gioco.

Questo tipo di smarcamento fuori linea andando incontro alla palla che grazie ad un contromovimento ci consente di liberarci dall’avversario in marcatura. Smarcamento fuori linea vuol dire mettersi sulla stessa linea del difensore sul fianco lontano, quindi importante il mantenimento della postura.

martedì 19 marzo 2019

MOVIMENTI CENTRIFUGHI

Movimenti a tutto campo, movimenti a recuperare palloni vaganti lontano dalla porta.

martedì 12 marzo 2019

MODULO DI GIOCO

• E’ l’espressione dell’organizzazione del sistema di gioco, del concetto di dinamismo del sistema stesso

• E’ rappresentato dall’attuazione pratica e dalle modalità di realizzazione sul terreno di gioco dei Principi di Tattica ( Sviluppi di gioco )

• Si manifesta attraverso i movimenti coordinati di due o più giocatori che rendono l’azione collettiva comprensibile, funzionale ed efficace ( Schemi di gioco

SISTEMA DI GIOCO

• Un sistema di gioco rappresenta e spiega la dislocazione di base, attraverso i compiti e le funzioni dei giocatori in campo

• E’ un concetto dinamico e deve essere:

• EQUILIBRATO - Si devono tenere in considerazione allo stesso modo e nello stesso tempo le due fasi (possesso-non possesso) in ogni situazione di gioco ed in ogni momento, prevedendo e anticipando sempre l’eventuale passaggio da una fase all’altra (transizioni)

• ELASTICO – Il sistema di gioco si deve facilmente adattare ad ogni tipo di atteggiamento avversario, senza squilibri, pur eventualmente cambiando compito, funzione o posizione in campo di qualche calciatore (contrapposizioni dei sistemi)

• RAZIONALE – Deve essere formulato in base alle caratteristiche fisico-tecniche-tattiche-di personalità dei calciatori a disposizione, un sistema può essere oggettivo come idea e struttura, ma poi deve «adattarsi» negli equilibri alle capacità e valori dei singolI calciatori

METODI

METODI DEDUTTIVI SI BASANO SULLA PERSONALITA’ DELL’INSEGNANTE CHE TRASMETTE INFORMAZIONI AGLI ALLIEVI

METODO INDUTTIVI SI BASANO SULLA CAPACITA’ DEGLI ALLIEVIDI ACQUISIRE CONOSCENZE IN MODO
AUTONOMO SOTTO LA GUIDA DEGLI INSEGNANTI

CALCIATORE O GIOCATORE

• Il calciatore è colui che calcia, che ferma, che conduce la palla, senza implicazioni situazionali di gioco
• Il giocatore è colui che sa leggere, interpretare le situazioni di gioco e conseguentemente effettuare i gesti
tecnici necessari e più utili allo sviluppo di dette situazioni

L'ALLENATORE E LA PARTITA

• PRIMA DELLA PARTITA: sarebbe bene terminare il lavoro tattico di preparazione alla gara all’ultimo allenamento in modo di non dover parlare di cose tattiche prima della gara.
E’ bene comunicare la formazione per tempo (prima di pranzo se possibile) e toccare solo temi psicologici in spogliatoio o prima di arrivarci

• DURANTE LA PARTITA: ricorda che più il tecnico si agita e meno è lucido per prendere le decisioni. Bisogna dare poche ma decisive indicazioni. Se si parla sempre i calciatori non ti ascoltano più. Bisogna fare osservazioni di strategia per poter aiutare la squadra a risolvere eventuali problemi e vincere l’incontro.

• NELL’INTERVALLO: dare i primi minuti ai giocatori per bere, cambiarsi la maglia, sfogarsi, dopo si fa l’intervento prima di tutto psicologicamente e richiede capacità di capire il momento (spronare, arrabbiarsi, dare fiducia…). Poi dare poche ma sicure indicazioni tattiche e pensare ad eventuali sostituzioni.

• DOPO LA PARTITA: evitare di parlare, non dare giudizi specialmente se sono negativi. Gli animi sono tesi e non c’è serenità. Rinviare tutta l’analisi al prossimo allenamento e chiudere con due parole generiche positive o meno sulla partita.

IL METODO DELL'ALLENATORE

• Ogni lavoro o proposta esercitativa è conseguenza logica e frutto di quanto fatto in precedenza e nello stesso tempo deve servire da base a quanto avverrà dopo

• Rendere consapevoli i calciatori del «cosa» serve al loro miglioramento e del «come» e «perché» fare una determinata cosa

• Interessare e coinvolgere i calciatori durante gli allenamenti e nelle scelte di gioco (stimolare la loro motivazione ed ottenere condivisione)

• Variare e cambiare le proposte di lavoro pur mantenendo costante lo scopo (favorire l’intensità di concentrazione dei calciatori per evitare la saturazione)

• Essere chiari-concisi-completi sia nella comunicazione verbale che nella presentazione, esecuzione e correzione delle esercitazioni

• Non solo spiegare ma eseguire (far vedere), l’imitazione facilita l’apprendimento

• Tenere conto delle diverse capacità di risposta e di reazione dei calciatori e dei vari fattori che influenzano tali risposte

• Instaurare una positiva interazione con i collaboratori sulla base di comportamenti corretti, ben definiti e rispettosi dei ruoli

AGGRESSIONE SU SCARICO

Consiste in un passaggio diretto alle punte in profondità da parte di un centrocampista che riceve uno scarico dalla fascia dal terzino o ala.

CENTROCAMPISTA BOX TO BOX

Box to Box, un vocabolo legato al calcio, che letteralmente significa “da scatola a scatola”. Serve a descrivere un giocatore, di ruolo centrocampista, che durante la partita per più e più volte recupera la palla nei pressi della propria area e successivamente fa ripartire l’azione, concludendola nell’area avversaria. Il Box to box è un giocatore molto ricercato, vista la sua utilità tattica , ma è difficilmente rintracciabile e chi ce l’ha se lo tiene ben stretto. Arturo Vidal, Aron Ramsey, Frank Lampard, Bastian Schweinsteiger,Steven Gerrard, questi sono i massimi esponenti di un ruolo che, come molti altri, rispecchia un po’ anche la filosofia di vita di chi lo pratica.

IL FALSO NOVE

Pep invertì la posizione di Eto’o e Messi, e istruì l’argentino nel ricercare, con l’aiuto di Xavi e Iniesta, la costante superiorità numerica nei confronti di Lassana Diarra e Gago. Messi lasciava libera la posizione del numero nove, e si rendeva disponibile per le mezzali quando queste entravano in possesso. Anche i movimenti del falso nueve vanno imparati e non sono semplici, soprattutto quando si è impiegati solo per una volta e solo in caso di emergenza in quella posizione e con quella funzione, ma questo discorso non vale per Messi: secondo il racconto fatto da Guillem Balague in “Pep Guardiola. Un altro modo di vincere” (Libreria dello Sport, 2013), Guardiola convocò Messi al centro sportivo del Barcellona solo la sera prima della partita per discutere i dettagli dei suoi nuovi compiti. Il giorno dopo, Messi sembrava aver giocato in quel ruolo da quando era nato.

Ricevuto il pallone tra le linee, Messi poteva girarsi e puntare la difesa a tutta velocità. Per Cannavaro e Metzelder – i centrali impiegati da Juande Ramos quella sera – era praticamente impossibile da fermare in quelle condizioni. E se uno dei difensori provava a uscire dalla linea, per impedire a Messi di girarsi dopo la ricezione, lo spazio che creava alle proprie spalle veniva immediatamente attaccato da un taglio di Henry o di Eto’o. Fabio Cannavaro, che due settimane dopo annunciò il suo passaggio alla Juventus perché il suo contratto con il Real non fu rinnovato, qualche tempo dopo dichiarò che quella partita fu per lui un vero incubo. Finì 2-6 per i blaugrana.

Da quel giorno Messi-il-falso-nueve fece danni in giro per l’Europa e qualche tempo dopo Guardiola coniò la sua massima più famosa: «Non abbiamo bisogno di centravanti, il nostro centravanti è lo spazio». Altisonante magari, forse persino pretenzioso, ma l’affermazione di Guardiola definisce il ruolo del falso nove nella sua essenza: di fatto la porzione di campo solitamente occupata dal numero nove è lasciata libera, cosicché essa possa essere attaccata successivamente e da giocatori diversi di volta in volta.

LA PERIODIZZAZIONE TATTICA

Mai si era pensato di accostare l’assimilazione dell’organizzazione tattica di una squadra di calcio a quella di uno stress fisico. Lo ha fatto per la prima volta Vitor Frade, professore all’Università di Oporto e collaboratore del Porto, club nel quale ha lavorato anche José Mourinho, prima come secondo di Bobby Robson e poi come capo allenatore. Mourinho è stato uno dei primi sponsor di questa metodologia di lavoro. Secondo il modello sviluppato dai portoghesi, ogni azione di gioco coinvolge quattro dimensioni differenti tra loro: quella tattica (quale scelta fare), quella tecnica (quale giocata ne consegue), la dimensione fisica (quale risposta dal corpo), la dimensione psicologica (quale stato emotivo). Un buon calciatore è colui che opera la scelta tattica giusta in ogni situazione di stress tecnico, fisico e psicologico.

Ogni singolo esercizio in allenamento che riproduce un’azione di gioco deve contenere tutte e quattro le dimensioni viste in precedenza. Solo così, e attraverso numerose ripetizioni, il cervello del calciatore può registrare la scelta corretta e tramutarla in abitudine, in un comportamento da seguire in una situazione di gioco reale.

L’aspetto tattico è però preponderante. Le decisioni che un calciatore in campo è forzato a prendere dipendono in larga parte dalla fase di gioco in cui si trova. Secondo una nomenclatura ormai acquisita, le fasi sono sostanzialmente quattro: due statiche, attacco e difesa; due di transizione, positiva se si passa dalla difesa all’attacco, negativa viceversa. Come comportarsi in ciascuna di queste situazioni, ovvero quale decisione di tattica individuale è più opportuno prendere, dipende da un piano tattico più grande, il cosiddetto modello di gioco.

Il modello di gioco sintetizza l’idea di calcio che l’allenatore intende mettere in pratica, ma non solo. È l’insieme della formazione, intesa come struttura organizzativa da tenere in campo, delle peculiarità dei calciatori a disposizione in rosa, della cultura del club, nonché di quella della nazione in cui si compete. Lo stesso Mourinho sul modello di gioco ha detto: “È la cosa più importante per me, è un insieme di principi condivisi che forniscono organizzazione al lavoro quotidiano. Fin dal primo giorno, il modello di gioco è la cosa che dev’essere chiara a tutti”.

LA PERIODIZZAZIONE

Cos’è la periodizzazione
Secondo il modello originario, un atleta risponde a uno stress fisico secondo tre fasi successive: nella fase cosiddetta di allarme (1) registra nel corpo e nella mente lo shock portato da uno stimolo esterno (un esercizio nuovo che provoca nel corpo dolore e rigidità); nella fase di resistenza (2) il sistema si predispone per adattarsi allo stimolo; nella fase di esaurimento (3) l’atleta, per stanchezza o assuefazione nei confronti dello stimolo, non fornisce più risposte adeguate, di conseguenza la sua prestazione diminuisce. Lo scopo della periodizzazione degli allenamenti è mantenere l’atleta permanentemente nella fase di resistenza, dove l’adattamento scatena un rafforzamento progressivo, sia livello fisico che mentale, e un miglioramento della prestazione. Va evitato, quindi, di far entrare l’atleta nella fase di esaurimento, alternando opportuni periodi di recupero o offrendo uno stimolo differente, ad esempio cambiando l’esercizio che deve eseguire.

Questo tipo di filosofia ha attecchito anche nel calcio, per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro atletico. Alternando le esercitazioni e i carichi sapientemente, anche in relazione al calendario delle partite, è possibile tenere un calciatore lontano dalla fase di esaurimento, preservandolo dagli infortuni.

GIOCO DI POSIZIONE

Il termine gioco di posizione, però, oggi si riferisce a una filosofia o stile di gioco basato su diversi princìpi e allenato seguendo alcune metodologie. Il nome è dovuto all’importanza assegnata all’occupazione delle posizioni corrette all’interno di una struttura organizzativa predefinita: in particolare, «le posizioni dipendono da dove si trova il pallone», e «non sono le posizioni che vanno al pallone, è il pallone che va alle posizioni».

Per farla semplice: la posizione di ogni singolo giocatore è fondamentale per lo sviluppo del gioco, ma è solo uno strumento per raggiungere un certo fine. Per questo in Spagna si discute molto anche su una possibile ridenominazione dello stile (ormai impossibile, vista la fama anche internazionale): Juanma Lillo (allenatore spagnolo, è stato collaboratore di Sampaoli nel Cile e nel Siviglia) propone “juego de ubicación” (come descritto nel libro Metamorfosi di Martí Perarnau) perché comprensivo non solo del luogo in cui si trova il giocatore, ma anche dell’orientamento del corpo, la postura, la direzione. Insomma, un termine più soddisfacente di quello di Sharpe.

Una cosa è certa, studiarne il nome ci aiuta a capire il tipo di gioco di cui parliamo: come sottolinea Guardiola, il possesso palla in sé non è un valore intrinseco di questa filosofia di gioco, che non a caso si definisce di posición e non di posesión.

Superiorità
Definizione brevissima per chi non ha tempo o voglia di approfondire: il gioco di posizione è un modo di vedere il calcio, la cui proposizione principale è la ricerca della superiorità (posizionale, soprattutto, ma anche numerica e qualitativa), il cui strumento è il controllo del pallone, e che si basa su una serie di movimenti definiti tramite allenamenti specifici.

PROATTIVO E REATTIVO

Cosa si intende per proattivo e reattivo
I termini proattivo e reattivo, tuttavia, hanno significati più sfumati e per questo più complessi. “Proattività” è un concetto che nasce originariamente in ambito psicologico e descrive un approccio alla complessità dell’esistenza che non si lascia condizionare dal suo intorno e che pone l’accento sulle responsabilità individuali. In estrema sintesi: l’habitat di una persona proattiva è costruito dalle sue scelte e non definito dalle circostanze esterne.

Il termine è poi transitato nel campo degli studi sulle organizzazioni, in particolare quelle lavorative, indicando un atteggiamento che anticipa le esigenze future e promuove il cambiamento, in contrapposizione a un atteggiamento reattivo che risponde solo dopo l’accadimento di un evento. Anche in questo caso, l’accento è posto sulla costruzione attiva di un ambiente, opposto a una risposta reattiva ad accadimenti esterni.

Per estensione e rimanendo vicini al significato dei termini, nel gergo del calcio un approccio proattivo è quello che tende a determinare l’ambiente tattico della partita preoccupandosi poco delle intenzioni degli avversari, mentre quello reattivo prova a giocare rispondendo alle tendenze tattiche della squadra che si fronteggia. Un calcio proattivo aspira all’autosufficienza, mentre un calcio reattivo dipende dalle mosse degli avversari.

LA DIAGONALITA'

Il principio di diagonalità è praticamente sconosciuto nel calcio italiano. Per diagonalità si intende, per farla breve, muovere la palla in diagonale, che è un aspetto distinto dal farlo in verticale o in orizzontale. In Germania se ne parla molto, in particolare Tuchel ha sottolineato più volte il concetto, ma nel contesto italiano è quasi praticamente assente dal discorso calcistico. Ho provato ad approfondire il concetto attraverso i dribbling e i passaggi diagonali, evidenziando i vantaggi per la squadra che attacca.