martedì 25 febbraio 2020

DIDATTICA DELLO SMARCAMENTO

Secondo la definizione più didattica possibile, lo smarcamento non è altro che un movimento attuato dal giocatore per eludere la marcatura del diretto avversario, al fine di ricevere il pallone o di creare uno spazio per far ricevere un compagno. Meno prosaicamente, possiamo definirlo un gesto tecnico che presuppone il dominio dello spazio e del tempo: il calciatore si smarca verso uno spazio libero, per dare una soluzione di passaggio, o per liberarne uno, ma per farlo in maniera efficace deve considerare tre criteri di base.

Come, dove, quando
Così come in gran parte delle situazioni di gioco, anche per quanto riguarda lo smarcamento è sconveniente fornire ai giocatori un’indicazione predefinita su come comportarsi, sia per una questione di prevedibilità – se un giocatore si smarcasse sempre con lo stesso movimento sarebbe facilmente contenibile – che di utilità: stimolare l’autosufficienza del calciatore aiuta ad avere più soluzioni funzionali nel contesto complesso della partita. In questo senso è necessario che un calciatore sviluppi la lettura di due criteri dimensionali, il “quando” e il “dove”, e di uno qualitativo, il “come”, che fungono da principi cardine per l’esecuzione del gesto.

LE 3 SUPERIORITA'

La superiorità posizionale
La superiorità posizionale si trova attraverso l'uomo libero alle spalle di una linea avversaria o in ampiezza. Se trovato con un passaggio filtrante o passante crea le premesse per generare una superiorità numerica, un uno contro uno o il superamento di una pressione avversaria.

Superiorità numerica
Avere piu' giocatori in una determinata zona di campo per permettere alla squadra di risalire il campo con la palla.

Superiorita' qualitativa
Formare 1 contro 1 in zona offensiva con giocatori più forti nel duello.

MODULI FLUIDI

Nel calcio contemporaneo il modulo è solo uno strumento da utilizzare per attuare i princìpi di una squadra. Per questo è sempre modificabile: di partita in partita, all’interno della stessa partita e da una fase all’altra del gioco.

Il modulo è un abito cucito di volta in volta sulle diverse esigenze tattiche della partita: l’identità di una squadra si definisce allora nei princìpi di gioco adottati e non più nel modulo di gioco scelto. All’interno di questa cornice la posizione dei calciatori non ne definisce ormai il ruolo, che è invece determinato dalle funzioni svolte in campo. E come conseguenza diretta, il calcio di oggi richiede ai calciatori un bagaglio tecnico completo che gli permetta di interpretare ogni singolo momento della partita: calciatori meno legati a soluzioni rigide, capaci di rispondere alla estrema variabilità del gioco del calcio.

I TRIGGER

Per far funzionare correttamente il pressing è necessario che la squadra sappia come e, soprattutto, quando adottare determinati atteggiamenti: è qui che entrano in gioco i trigger.

Quando viene attivato il pressing
Sebbene ogni squadra declini in base alle proprie necessità la lettura di questi trigger, possiamo dire che ci sono delle situazioni di gioco universalmente condivise che, potenzialmente, sono sempre un ottimo innesco per cambiare il ritmo del pressing o aumentare la tensione psicologica nell’avversario e provare a recuperare rapidamente il pallone. Quando e come possono essere sfruttati rimane legato ad aspetti contingenti (momento della partita, condizione fisica, tipo di avversario, ecc), ma in linea di massima è sempre più facile portare un pressing “attivo” quando:

La squadra avversaria effettua un retropassaggio;
Chi riceve la palla effettua un controllo sbagliato o è orientato male col corpo, precludendosi già da sé diverse soluzioni di passaggio successive;
Un giocatore riceve la palla sul piede debole (ma si presuppone un’adeguata conoscenza dell’avversario);
Il passaggio è lento o sbagliato;
Chi entra in possesso del pallone si trova girato verso la sua stessa porta;
Viene effettuato un passaggio laterale;
Chi è in possesso del pallone ha un’esitazione;
Dopo una verticalizzazione si genera una seconda palla;
Un difendente si trova molto vicino al portatore.

LE SECONDE PALLE

Innanzitutto, per avere chiaro cosa siano inequivocabilmente le seconde palle, possiamo isolare le situazioni in cui si generano: dopo una palla contesa, su duello aereo o comunque in seguito a una trasmissione di non semplice controllo per il destinatario, può esserci un attimo in cui il pallone non è di nessuno, al di là delle intenzioni di chi lo colpisce. In questa frazione di secondo, sia la squadra attaccante che quella difendente reagiscono per conquistare il possesso prima dell’avversario, o comunque limitarne nel modo più sicuro possibile la progressione. Questa situazione viene appunto definita “seconda palla”.

Possiamo quindi dire che in senso stretto è una definizione che nasce per etichettare, e dunque allenare e preparare una eventualità tattica. In senso lato, invece, può semplicemente includere tutti quei palloni che diventano disponibili dopo una giocata che segue un lancio.